ALFOSINA STRADAUna corsa per l'emancipazione
17-09-2020 / 17-11-2020 - anno 2020
un particolare della locandina preparata per lo spettacolo tenutosi a Livorno il 16 settembre, nel giardino di Villa Henderson.
Penso – forse mi illudo – che tutte le cicliste sportive conoscano la storia di Alfonsina Strada una delle pioniere del ciclismo femminile “la prima e unica donna a partecipare al Giro d'Italia”.
Se così non fosse non sarebbe un bel segnale: tutte le cicliste devono qualcosa ad Alfonsina, ragazzotta nata nel 1891 in un paesino emiliano e destinata a rimanerci probabilmente tutta la vita se non gli fosse venuta la passione della bicicletta.
Lo spettacolo “Alfonsina Strada. Una corsa per l'emancipazione”, curato da “Luna e GNAC Teatro” di Bergamo, ripercorre la storia eccezionale di questa donna, tanto ciclisticamente dotata quanto caratterialmente forte.
L'interprete unica dello spettacolo è Federica Molteni che fa da voce narrante, fa la parte di Alfonsina ma anche di tanti personaggi maschili con i quali la ragazza emiliana dovette confrontarsi: da Giovanni, il proprietario del negozio di Bologna dove Alfonsina comprò la sua prima, scassata e pesantissima bicicletta, a Emilio Colombo, il direttore della Gazzetta dello Sport, che accettò la sua iscrizione al Giro del 1924.
La bravura dell'interprete è tale che il racconto scorre via veloce, come veloce scorreva la bici di Alfonsina. Gli spettatori, anche quelli digiuni di ciclismo, rimangono attratti dalla storia di questa ragazza impegnata a raggiungere la sua felicità: correre in bici. Librarsi in volo con il suo velocipede che pure rimaneva saldamente e pure pesantemente a terra.
È una storia di emancipazione femminile – non ci stancheremo di ripetere quanto la bici ha fatto per la liberazione della donna – ma anche una storia di ciclismo che traspare sempre sullo sfondo del racconto.
Gli autori del lavoro ammettono di essere appassionati di bicicletta. Non a caso “Luna e GNAC Teatro” ha curato in passato anche uno spettacolo su “Gino Bartali. Eroe silenzioso”.
Fra i tanti episodi della vita sportiva di Alfonsina Morini Strada, ci piace ricordarne uno in particolare. Giro d'Italia 1924, prima tappa. Poco dopo la partenza da Milano Alfonsina ha un grave incidente meccanico: un sasso gli spacca di netto il pignone della ruota posteriore. Alfonsina si dispera. Il problema è talmente grave che ormai si è quasi rassegnata al ritiro: fra le parti di ricambio che si era portata nella sacca della bici un pignone nuovo non c'era! Proprio in quel momento le si avvicina un ciclista “in borghese” che si offre di mettere il pignone della sua bici in quella di Alfonsina: “sono un suo ammiratore – dice – la seguo e la ammiro dai tempi del velodromo di Torino nel 1907. Per me è un onore aiutarla”. La ruota è sistemata e Alfonsina può ripartire per la sua avventura al Giro.
Ecco fra i tanti nuvoloni neri che già si addensavano all'orizzonte dell'Italia in quel buio 1924, quel raggio di luce provocato da uno sportivo che sacrificava una parte della sua bicicletta per aiutare una ciclista donna indicava che una speranza, nonostante tutto, rimaneva.
Con il fascismo, il poco spazio che le cicliste si erano conquistate viene spazzato via. Alfonsina continuerà comunque ad esibirsi, per lo più in spettacoli circensi, fino al 1936.
Come ci ha detto Federica Molteni, lo spettacolo “Alfonsina Strada. Una corsa per l'emancipazione” è l'evoluzione di un altro spettacolo “Ruote rosa. Storia di Alfonsina Morini Strada, ciclista. Mirabolante storia di teatro a fumetti” indirizzato soprattutto ai ragazzi e che combina il teatro d'attore con quello di figura (fumetti).
Complimenti a “Luna e GNAC Teatro” che ci ha fatto rivivere l'epopea del ciclismo delle origini e quella delle battaglie per l'emancipazione femminile.
Se dovessimo concentrare in una parola la serata diremmo: “emozionante”.
M.Z.
Se così non fosse non sarebbe un bel segnale: tutte le cicliste devono qualcosa ad Alfonsina, ragazzotta nata nel 1891 in un paesino emiliano e destinata a rimanerci probabilmente tutta la vita se non gli fosse venuta la passione della bicicletta.
Lo spettacolo “Alfonsina Strada. Una corsa per l'emancipazione”, curato da “Luna e GNAC Teatro” di Bergamo, ripercorre la storia eccezionale di questa donna, tanto ciclisticamente dotata quanto caratterialmente forte.
L'interprete unica dello spettacolo è Federica Molteni che fa da voce narrante, fa la parte di Alfonsina ma anche di tanti personaggi maschili con i quali la ragazza emiliana dovette confrontarsi: da Giovanni, il proprietario del negozio di Bologna dove Alfonsina comprò la sua prima, scassata e pesantissima bicicletta, a Emilio Colombo, il direttore della Gazzetta dello Sport, che accettò la sua iscrizione al Giro del 1924.
La bravura dell'interprete è tale che il racconto scorre via veloce, come veloce scorreva la bici di Alfonsina. Gli spettatori, anche quelli digiuni di ciclismo, rimangono attratti dalla storia di questa ragazza impegnata a raggiungere la sua felicità: correre in bici. Librarsi in volo con il suo velocipede che pure rimaneva saldamente e pure pesantemente a terra.
È una storia di emancipazione femminile – non ci stancheremo di ripetere quanto la bici ha fatto per la liberazione della donna – ma anche una storia di ciclismo che traspare sempre sullo sfondo del racconto.
Gli autori del lavoro ammettono di essere appassionati di bicicletta. Non a caso “Luna e GNAC Teatro” ha curato in passato anche uno spettacolo su “Gino Bartali. Eroe silenzioso”.
Fra i tanti episodi della vita sportiva di Alfonsina Morini Strada, ci piace ricordarne uno in particolare. Giro d'Italia 1924, prima tappa. Poco dopo la partenza da Milano Alfonsina ha un grave incidente meccanico: un sasso gli spacca di netto il pignone della ruota posteriore. Alfonsina si dispera. Il problema è talmente grave che ormai si è quasi rassegnata al ritiro: fra le parti di ricambio che si era portata nella sacca della bici un pignone nuovo non c'era! Proprio in quel momento le si avvicina un ciclista “in borghese” che si offre di mettere il pignone della sua bici in quella di Alfonsina: “sono un suo ammiratore – dice – la seguo e la ammiro dai tempi del velodromo di Torino nel 1907. Per me è un onore aiutarla”. La ruota è sistemata e Alfonsina può ripartire per la sua avventura al Giro.
Ecco fra i tanti nuvoloni neri che già si addensavano all'orizzonte dell'Italia in quel buio 1924, quel raggio di luce provocato da uno sportivo che sacrificava una parte della sua bicicletta per aiutare una ciclista donna indicava che una speranza, nonostante tutto, rimaneva.
Con il fascismo, il poco spazio che le cicliste si erano conquistate viene spazzato via. Alfonsina continuerà comunque ad esibirsi, per lo più in spettacoli circensi, fino al 1936.
Come ci ha detto Federica Molteni, lo spettacolo “Alfonsina Strada. Una corsa per l'emancipazione” è l'evoluzione di un altro spettacolo “Ruote rosa. Storia di Alfonsina Morini Strada, ciclista. Mirabolante storia di teatro a fumetti” indirizzato soprattutto ai ragazzi e che combina il teatro d'attore con quello di figura (fumetti).
Complimenti a “Luna e GNAC Teatro” che ci ha fatto rivivere l'epopea del ciclismo delle origini e quella delle battaglie per l'emancipazione femminile.
Se dovessimo concentrare in una parola la serata diremmo: “emozionante”.
Per maggiori informazioni ecco il sito del gruppo teatrale Luna e Gnac. Per contattarlo info@lunaegnac.com