Federazione ciclistica italiana: obbligatorio il casco anche in allenamento (altrimenti l´assicurazione non paga...)
13-03-2015 / 23-03-2015 - anno 2015
murales
Il 13 febbraio la federciclismo ha comunicato che "in applicazione delle modifiche apportate all´art. 61 del Regolamento Tecnico, la validità delle coperture assicurative contro infortuni ed RCT stipulate dalla F.C.I. rispettivamente con le compagnie Axis Insurance Company e Lloyd´s, è subordinata all´uso obbligatorio del casco rigido anche in allenamento per tutti i tesserati di tutte le categorie." (vedi comunicato integrale allegato, mentre per la copertura assicurativa dei tesserati FCI si veda l´apposito spazio nella rubrica news del nostro sito).
Come è noto l´Unione ciclistica internazionale ha reso obbligatorio l´uso del casco nelle gare dal 5 maggio 2003, a seguito della morte del ciclista kazako Andrei Kivilev, avvenuta il 12 marzo 2003 durante la Parigi-Nizza, breve corsa a tappe che si svolge parallelamente alla Tirreno-Adriatico.
Riportiamo il commento apparso su un noto e molto seguito sito specializzato:
"Uno dei vantaggi di essere tesserati con una società sportiva è quella di poter usufruire di un´assicurazione ad un costo molto conveniente. Per intenderci, difficilmente il tesseramento costerà più di 50 euro, mentre, altrettanto difficilmente si troveranno delle assicurazioni per la Responsabilità Civile personale al di sotto dei 100 euro. Questo è possibile grazie alle particolari condizioni che Federazione Ciclistica Italiana ed Enti riescono a spuntare con le compagnie assicurative che, ovviamente, hanno contratti diversi per i singoli.
Questo, ovviamente, al netto di tutte le clausole e limitazioni che i contratti particolari sono soliti contenere. Il buono di queste assicurazioni è proprio di poter pedalare con una copertura assicurativa nel caso ci si trovi a creare danni a terzi. Decisamente minore la copertura personale, solitamente legata solo a danni permanenti e morte. Difficile ottenere qualcosa per una semplice caduta, anche se con ferite piuttosto importanti. Se si desidera una copertura di questo tipo, in sostanza, conviene procedere individualmente con una compagnia individuata per lo scopo.
Questo come indicazione generale.
È notizia di oggi, invece, una precisazione che la Federazione Ciclistica Italiana, ha ritenuto di dover pubblicare sul proprio sito dove si fa riferimento all´obbligo dell´uso del casco, anche in allenamento, per la validità della copertura assicurativa per tutti i tesserati. Cosa significa questo?
A leggere tra le righe potrebbe significare che, in caso di incidente, in quanto l´obbligo del casco fa parte della normativa tecnica della Federazione, si potrebbe correre il rischio che l´assicurazione, in caso di sinistro, potrebbe rivalersi sull´assicurato con un´azione di rivalsa.
Nel testo della polizza, potrebbe anche non comparire l´obbligo di uso del casco, ma se questo è considerato obbligatorio nell´attività gestita dalla Federazione, ci potrebbero essere dei problemi per l´assicurato che si trovasse a provocare un danno non avendo il casco in testa. E considerando come le compagnie assicurative, in caso di danni importanti, cerchino appigli di ogni tipo, l´ipotesi è tutt´altro che remota.
Insomma, meglio indossare il casco, non ultimo anche per le conseguenze assicurative che il mancato uso potrebbe comportare."
http://www.cyclinside.com/Technews/Biciclette/Blog/Conviene-indossare-il-casco+-Anche-per-motivi-assicurativi+-Ecco-cosa-dice-la-FCI.html
E´ bene ricordare che secondo uno studio pubblicato dal New England Journale of Medicine del 1989, i ciclisti col casco registrano una riduzione del rischio dell´85% di riportare ferite alla testa e dell´88% di riportare danni celebrali. E scusate se è poco!
Casco obbligatorio, dunque? Non tutti sono d´accordo. La Federazione italiana amanti della bicicletta, FIAB, è sempre stata rigidamente contraria. Di seguito un intervento che riassume efficacemente la posizione FIAB:
"CAMPAGNA SALVACICLISTi: FIAB E FCI SU PIANI DIFFERENTI
BASTA CONFONDERE I CICLISTI AGONISTI CON QUELLI DI TUTTI I GIORNI:
LE ESIGENZE SONO DIVERSE
BASTA CON LA STORIA DELL´OBBLIGO DEL CASCO
NON VOGLIAMO SPAZI RECINTATI MA STRADE SICURE PER MUOVERCI IN BICI TUTTI I GIORNI
Lettera aperta del Presidente FIAB Antonio Dalla Venezia
La campagna sulla sicurezza stradale dei ciclisti lanciata dal quotidiano inglese Times, con un manifesto in otto punti, ripreso anche in Italia dai social network, con l´iniziativa #salvaiciclisti, cui anche FIAB ha aderito, sta suscitando molto interesse anche da parte dei media. Speriamo sia un punto di svolta senza ritorno per un rilancio non più rinviabile dell´attenzione della politica che, su questi temi, dimostra da decenni una totale inconsistenza, inerzia e mancanza di visione, salvo rare eccezioni.
Non contribuisce però a trovare il bandolo della matassa la Federazione Ciclistica Italiana. In un recente articolo del Corriere della Sera sulla iniziativa dei blogger italiani, stride una dichiarazione del presidente di FCI, Renato Di Rocco, secondo cui per favorire la sicurezza dei ciclisti l´educazione stradale è la migliore strategia "insieme a soluzioni di buon senso, come indossare il casco" e che sono stati ideati "76 percorsi in spazi chiusi dove i ragazzi possono pedalare in sicurezza".
Al riguardo FIAB ribadisce la propria posizione sul tema dell´uso del casco: sempre consigliato ma mai obbligatorio. Non giova a nessuno continuare a confondere le gare di ciclismo agonistico con l´uso quotidiano della bici per raggiungere i luoghi di studio, di lavoro, dello shopping o del tempo libero.
Occorre evitare di spostare sull´anello debole della catena, il ciclista in questo caso, i deficit di sicurezza che caratterizzano la circolazione sulle strade delle nostre città.
Qualcuno probabilmente desidera, rendendo il casco obbligatorio ai ciclisti, mettersi in pace con la propria coscienza. E così ancora una volta si cerca un alibi per rinviare la soluzione del problema, che dovrebbe essere quella di mettere al sicuro la mobilità limitando fortemente l´uso delle auto e lo spazio ad esse dedicato, dedicando una specifica attenzione alla manutenzione delle strade e alla qualità degli interventi, e controllando la velocità e la sosta dei veicoli, secondo il principio per cui "è il mezzo più grande che deve aver cura del più piccolo", e non viceversa.
Lo spazio nelle città è la risorsa più preziosa: la sua distribuzione è il vero nodo che la politica è chiamata ad affrontare, oggi e in futuro, non avendolo sinora mai fatto, a differenza di quanto avvenuto nei Paesi virtuosi del nord Europa.
Non ci sono folle desiderose di spazi chiusi e recinti per pedalare in sicurezza. Ci sono invece migliaia e milioni di cittadini che vorrebbero poter circolare serenamente in bici, lungo le strade della città, come gesto sano, semplice e quotidiano, e non come atto eroico o meramente sportivo, senza sentire quotidianamente messa in pericolo la propria incolumità.
Sono questi i cittadini che ancora attendono una risposta concreta dalle istituzioni e dalla politica italiane, ai vari livelli di responsabilità: nazionale, regionale e locale. E´ di questi cittadini che parla l´iniziativa #salvaiciclisti, così come è ad essi che da sempre si rivolge l´azione della FIAB.
Antonio Dalla Venezia
Presidente FIAB
Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus".
Il dibattito è aperto ...
Come è noto l´Unione ciclistica internazionale ha reso obbligatorio l´uso del casco nelle gare dal 5 maggio 2003, a seguito della morte del ciclista kazako Andrei Kivilev, avvenuta il 12 marzo 2003 durante la Parigi-Nizza, breve corsa a tappe che si svolge parallelamente alla Tirreno-Adriatico.
Riportiamo il commento apparso su un noto e molto seguito sito specializzato:
"Uno dei vantaggi di essere tesserati con una società sportiva è quella di poter usufruire di un´assicurazione ad un costo molto conveniente. Per intenderci, difficilmente il tesseramento costerà più di 50 euro, mentre, altrettanto difficilmente si troveranno delle assicurazioni per la Responsabilità Civile personale al di sotto dei 100 euro. Questo è possibile grazie alle particolari condizioni che Federazione Ciclistica Italiana ed Enti riescono a spuntare con le compagnie assicurative che, ovviamente, hanno contratti diversi per i singoli.
Questo, ovviamente, al netto di tutte le clausole e limitazioni che i contratti particolari sono soliti contenere. Il buono di queste assicurazioni è proprio di poter pedalare con una copertura assicurativa nel caso ci si trovi a creare danni a terzi. Decisamente minore la copertura personale, solitamente legata solo a danni permanenti e morte. Difficile ottenere qualcosa per una semplice caduta, anche se con ferite piuttosto importanti. Se si desidera una copertura di questo tipo, in sostanza, conviene procedere individualmente con una compagnia individuata per lo scopo.
Questo come indicazione generale.
È notizia di oggi, invece, una precisazione che la Federazione Ciclistica Italiana, ha ritenuto di dover pubblicare sul proprio sito dove si fa riferimento all´obbligo dell´uso del casco, anche in allenamento, per la validità della copertura assicurativa per tutti i tesserati. Cosa significa questo?
A leggere tra le righe potrebbe significare che, in caso di incidente, in quanto l´obbligo del casco fa parte della normativa tecnica della Federazione, si potrebbe correre il rischio che l´assicurazione, in caso di sinistro, potrebbe rivalersi sull´assicurato con un´azione di rivalsa.
Nel testo della polizza, potrebbe anche non comparire l´obbligo di uso del casco, ma se questo è considerato obbligatorio nell´attività gestita dalla Federazione, ci potrebbero essere dei problemi per l´assicurato che si trovasse a provocare un danno non avendo il casco in testa. E considerando come le compagnie assicurative, in caso di danni importanti, cerchino appigli di ogni tipo, l´ipotesi è tutt´altro che remota.
Insomma, meglio indossare il casco, non ultimo anche per le conseguenze assicurative che il mancato uso potrebbe comportare."
http://www.cyclinside.com/Technews/Biciclette/Blog/Conviene-indossare-il-casco+-Anche-per-motivi-assicurativi+-Ecco-cosa-dice-la-FCI.html
E´ bene ricordare che secondo uno studio pubblicato dal New England Journale of Medicine del 1989, i ciclisti col casco registrano una riduzione del rischio dell´85% di riportare ferite alla testa e dell´88% di riportare danni celebrali. E scusate se è poco!
Casco obbligatorio, dunque? Non tutti sono d´accordo. La Federazione italiana amanti della bicicletta, FIAB, è sempre stata rigidamente contraria. Di seguito un intervento che riassume efficacemente la posizione FIAB:
"CAMPAGNA SALVACICLISTi: FIAB E FCI SU PIANI DIFFERENTI
BASTA CONFONDERE I CICLISTI AGONISTI CON QUELLI DI TUTTI I GIORNI:
LE ESIGENZE SONO DIVERSE
BASTA CON LA STORIA DELL´OBBLIGO DEL CASCO
NON VOGLIAMO SPAZI RECINTATI MA STRADE SICURE PER MUOVERCI IN BICI TUTTI I GIORNI
Lettera aperta del Presidente FIAB Antonio Dalla Venezia
La campagna sulla sicurezza stradale dei ciclisti lanciata dal quotidiano inglese Times, con un manifesto in otto punti, ripreso anche in Italia dai social network, con l´iniziativa #salvaiciclisti, cui anche FIAB ha aderito, sta suscitando molto interesse anche da parte dei media. Speriamo sia un punto di svolta senza ritorno per un rilancio non più rinviabile dell´attenzione della politica che, su questi temi, dimostra da decenni una totale inconsistenza, inerzia e mancanza di visione, salvo rare eccezioni.
Non contribuisce però a trovare il bandolo della matassa la Federazione Ciclistica Italiana. In un recente articolo del Corriere della Sera sulla iniziativa dei blogger italiani, stride una dichiarazione del presidente di FCI, Renato Di Rocco, secondo cui per favorire la sicurezza dei ciclisti l´educazione stradale è la migliore strategia "insieme a soluzioni di buon senso, come indossare il casco" e che sono stati ideati "76 percorsi in spazi chiusi dove i ragazzi possono pedalare in sicurezza".
Al riguardo FIAB ribadisce la propria posizione sul tema dell´uso del casco: sempre consigliato ma mai obbligatorio. Non giova a nessuno continuare a confondere le gare di ciclismo agonistico con l´uso quotidiano della bici per raggiungere i luoghi di studio, di lavoro, dello shopping o del tempo libero.
Occorre evitare di spostare sull´anello debole della catena, il ciclista in questo caso, i deficit di sicurezza che caratterizzano la circolazione sulle strade delle nostre città.
Qualcuno probabilmente desidera, rendendo il casco obbligatorio ai ciclisti, mettersi in pace con la propria coscienza. E così ancora una volta si cerca un alibi per rinviare la soluzione del problema, che dovrebbe essere quella di mettere al sicuro la mobilità limitando fortemente l´uso delle auto e lo spazio ad esse dedicato, dedicando una specifica attenzione alla manutenzione delle strade e alla qualità degli interventi, e controllando la velocità e la sosta dei veicoli, secondo il principio per cui "è il mezzo più grande che deve aver cura del più piccolo", e non viceversa.
Lo spazio nelle città è la risorsa più preziosa: la sua distribuzione è il vero nodo che la politica è chiamata ad affrontare, oggi e in futuro, non avendolo sinora mai fatto, a differenza di quanto avvenuto nei Paesi virtuosi del nord Europa.
Non ci sono folle desiderose di spazi chiusi e recinti per pedalare in sicurezza. Ci sono invece migliaia e milioni di cittadini che vorrebbero poter circolare serenamente in bici, lungo le strade della città, come gesto sano, semplice e quotidiano, e non come atto eroico o meramente sportivo, senza sentire quotidianamente messa in pericolo la propria incolumità.
Sono questi i cittadini che ancora attendono una risposta concreta dalle istituzioni e dalla politica italiane, ai vari livelli di responsabilità: nazionale, regionale e locale. E´ di questi cittadini che parla l´iniziativa #salvaiciclisti, così come è ad essi che da sempre si rivolge l´azione della FIAB.
Antonio Dalla Venezia
Presidente FIAB
Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus".
Il dibattito è aperto ...
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