IL DIO DELLA BICICLETTA di Marco Ballestracci
24-03-2017 / 24-05-2017 - RECENSIONI
Louison Bobet sul Mont Ventoux
"Non è stolto chi sale sul Ventoux, ma chi ci ritorna una seconda volta." (Proverbio provenzale).
E´ dal mitico, temuto e sognato, Mont Ventoux che Marco Ballestracci parte per narrare le sue storie di gambe raccolte in questo magnifico libretto intitolato "il Dio della Bicicletta". Dio molto laico quello descritto da Ballestracci - autore anche di ritratti di su Imerio Massignan ed Eddy Merckx - che fa diventare eroi onesti gregari e emeriti brocchi grandi campioni. Dopo le tragedie del Mont Ventoux, i racconti del libro ci conducono da Vito Favero, secondo ad un Tour dietro il grande Charly Gaul ma affetto da stitichezza cronica che gl impediva di andar forte nei grandi giri, ad Ottavio Bottecchia, a Gastone Nencini e alla sua sconfitta nel Giro del 1960 , a Giancarlo Trevisan, proprietario della bicicletta con cui Fausto Coppi corse per tutto il magico anno 1949 capace di riconoscere una Bianchi del campionissimo quasi al primo sguardo, a Roger Walkowiak, vincitore a sorpresa del Tour del 1956, e alle sfide un pò alcoliche fra Tombolo e Castelfranco Veneto, fino alla storia grandiosa quanto triste di una grande appassionata di ciclismo, morta davanti alla tv mentre guardava il Mondiale poi vinto da Stephen Roche.
Al libro di Ballestracci dedichiamo la recensione di questo mese.
E´ dal mitico, temuto e sognato, Mont Ventoux che Marco Ballestracci parte per narrare le sue storie di gambe raccolte in questo magnifico libretto intitolato "il Dio della Bicicletta". Dio molto laico quello descritto da Ballestracci - autore anche di ritratti di su Imerio Massignan ed Eddy Merckx - che fa diventare eroi onesti gregari e emeriti brocchi grandi campioni. Dopo le tragedie del Mont Ventoux, i racconti del libro ci conducono da Vito Favero, secondo ad un Tour dietro il grande Charly Gaul ma affetto da stitichezza cronica che gl impediva di andar forte nei grandi giri, ad Ottavio Bottecchia, a Gastone Nencini e alla sua sconfitta nel Giro del 1960 , a Giancarlo Trevisan, proprietario della bicicletta con cui Fausto Coppi corse per tutto il magico anno 1949 capace di riconoscere una Bianchi del campionissimo quasi al primo sguardo, a Roger Walkowiak, vincitore a sorpresa del Tour del 1956, e alle sfide un pò alcoliche fra Tombolo e Castelfranco Veneto, fino alla storia grandiosa quanto triste di una grande appassionata di ciclismo, morta davanti alla tv mentre guardava il Mondiale poi vinto da Stephen Roche.
Al libro di Ballestracci dedichiamo la recensione di questo mese.
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Note