OTTO MARZO, LA BICICLETTA E´ DONNA
03-03-2018 / 03-05-2018 - anno 2018
Otto marzo, festa della donna. Momento di festa ma anche momento di lotta perchè le discriminazioni di genere sono dure a morire: non solo la violenza che spesso si trasforma in femminicidio ma anche l´emarginazione sui posti di lavoro o, tanto per rimanere all´argomento di queto sito, la difficoltà per una donna di intraprendere una viaggio in bici da sola perchè "è pericoloso!".
Come facciamo tutti gli anni, festeggiamo anche noi l´otto marzo pubblicando di seguito uno stralcio di un bellissimo articolo di Marco Pastonesi. Nella sezione "recensioni" invece segnaliamo il libro di Juliana Buhring "Controvento", cronaca del suo giro del mondo.
Buon 8 marzo a tutte e buona lettura a tutte e a tutti!
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
La bicicletta è donna. Lo è nel sostantivo, femminile. Lo è nell´antico soprannome, in francese, "petite reine", la piccola regina, la reginetta. Lo è nella bellezza del telaio, nella grazia delle linee, nella seduzione delle forme. Lo è nella leggenda: alla Parigi-Rouen del 7 novembre 1869, fra i 120 al pronti-via, c´era anche una donna, che si era iscritta come Miss America, ma era inglese, fu la ventinovesima dei 34 a giungere al traguardo dei 123 km (e la prima a comparire in un ordine d´arrivo), e si racconta che passò la notte - non proprio in bianco - con un affettuoso accompagnatore. Lo è nello scandalo: nel 1898, a Oakham, Surrey, Inghilterra, due donne contro, Matha Sprague, albergatrice, e Florence Harberton, cliente, nonché tesoriera dell´associazione Rationale Dress e moglie di un visconte, la Sprague vietò l´ingresso nel suo hotel alla Harberton, perché la Harberton indossava pantaloni alla zuava, camicia di flanella con cravatta, cappello a tesa e guanti, insomma, perché era vestita da ciclista. E lo è nella lotta, nella sfida, nella emancipazione: al Giro d´Italia del 1924, fino all´ultimo momento gli organizzatori della "Gazzetta dello Sport" avevano nascosto l´identità della prima donna alla partenza, elidendo l´ultima lettera del suo nome e trasformandola in Alfonsin Strada, per il timore di rappresaglie dei tifosi e dei lettori, e forse anche degli altri concorrenti, tranne poi ricredersi e tenere in gara Alfonsina Strada anche dopo che era giunta fuori tempo massimo nell´ottava tappa, L´Aquila-Perugia, 296 chilometri di sterrato, in una giornata di pioggia e vento.
Oggi la bicicletta è donna sulle strade urbane e trafficate, su quelle bianche ed eroiche, su quelle delle granfondo e delle "randonnée", sulle piste e sui sentieri, nelle sale-stampa, nelle librerie e nelle biblioteche. La bicicletta è donna perché porta la primavera anche in autunno. La bicicletta è donna anche perché tutti gli uomini la considerano come una compagna o una concubina, la vivono come un´amante o un´amica, le si confessano come se fosse una psicanalista, le si affidano come se fosse una psicoterapeuta.
Marco Pastonesi
http://www.tuttobiciweb.it/2017/10/21/106054/l-ora-del-pasto-la-bici-E-donna-bicinrosa-marco-pastonesi-tuttobiciweb
Come facciamo tutti gli anni, festeggiamo anche noi l´otto marzo pubblicando di seguito uno stralcio di un bellissimo articolo di Marco Pastonesi. Nella sezione "recensioni" invece segnaliamo il libro di Juliana Buhring "Controvento", cronaca del suo giro del mondo.
Buon 8 marzo a tutte e buona lettura a tutte e a tutti!
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
La bicicletta è donna. Lo è nel sostantivo, femminile. Lo è nell´antico soprannome, in francese, "petite reine", la piccola regina, la reginetta. Lo è nella bellezza del telaio, nella grazia delle linee, nella seduzione delle forme. Lo è nella leggenda: alla Parigi-Rouen del 7 novembre 1869, fra i 120 al pronti-via, c´era anche una donna, che si era iscritta come Miss America, ma era inglese, fu la ventinovesima dei 34 a giungere al traguardo dei 123 km (e la prima a comparire in un ordine d´arrivo), e si racconta che passò la notte - non proprio in bianco - con un affettuoso accompagnatore. Lo è nello scandalo: nel 1898, a Oakham, Surrey, Inghilterra, due donne contro, Matha Sprague, albergatrice, e Florence Harberton, cliente, nonché tesoriera dell´associazione Rationale Dress e moglie di un visconte, la Sprague vietò l´ingresso nel suo hotel alla Harberton, perché la Harberton indossava pantaloni alla zuava, camicia di flanella con cravatta, cappello a tesa e guanti, insomma, perché era vestita da ciclista. E lo è nella lotta, nella sfida, nella emancipazione: al Giro d´Italia del 1924, fino all´ultimo momento gli organizzatori della "Gazzetta dello Sport" avevano nascosto l´identità della prima donna alla partenza, elidendo l´ultima lettera del suo nome e trasformandola in Alfonsin Strada, per il timore di rappresaglie dei tifosi e dei lettori, e forse anche degli altri concorrenti, tranne poi ricredersi e tenere in gara Alfonsina Strada anche dopo che era giunta fuori tempo massimo nell´ottava tappa, L´Aquila-Perugia, 296 chilometri di sterrato, in una giornata di pioggia e vento.
Oggi la bicicletta è donna sulle strade urbane e trafficate, su quelle bianche ed eroiche, su quelle delle granfondo e delle "randonnée", sulle piste e sui sentieri, nelle sale-stampa, nelle librerie e nelle biblioteche. La bicicletta è donna perché porta la primavera anche in autunno. La bicicletta è donna anche perché tutti gli uomini la considerano come una compagna o una concubina, la vivono come un´amante o un´amica, le si confessano come se fosse una psicanalista, le si affidano come se fosse una psicoterapeuta.
Marco Pastonesi
http://www.tuttobiciweb.it/2017/10/21/106054/l-ora-del-pasto-la-bici-E-donna-bicinrosa-marco-pastonesi-tuttobiciweb
Note