Storia del ciclismo a Livorno dagli albori alla prima guerra mondiale - 4Gli anni del ciclismo eroico 1906 - 1915
21-08-2024 / 21-10-2024 - APPROFONDIMENTI
Gli anni che precedettero la carneficina della guerra '15 - '18 rappresentano la definitiva democratizzazione della bicicletta che non è ancora alla portata di tutti ma che diviene sempre più un mezzo di trasporto anche per i ceti popolari.
1898 - 1905
Lo sport ciclistico viene abbandonato da aristocratici e ricchi borghesi che ormai vedono nell'automobile il simbolo di progresso e ricchezza e viene sempre più praticato da impiegati, operai e contadini che sperano di diventare "campioni" e di raggiungere con i soldi guadagnati un livello di vita decente. Il ciclismo, infatti, è il primo sport che rompe il tabù del professionismo visto come perturbatore dell'autentico spirito sportivo.
A Livorno il decennio 1906 - 1915 vede un incredibile (e forse caotico) sviluppo dello sport ciclistico. Sorgono nei quartieri popolari nuove società (ne abbiamo contate 25) che spesso hanno vita breve ma mostrano una vitalità che ha pochi eguali nel resto della penisola, dove pure il ciclismo è lo sport più popolare.
A Livorno fra il 1910 e il 1912 si corre la Livorno - Volterra - Livorno, corsa per dilettanti vinta nel 1910 da Pratesi e nel 1911 dal bolognese Zini davanti a Torricelli, ambedue futuri professionisti.
Ottavio Pratesi, un castelnovino trapiantato ad Antignano soprannominato il "falco di Macchiaverde", diventa lo sportivo più popolare in città e le sue imprese, al Giro come al Tour, vengono seguite dalla stampa cittadina. Un altro livornese di adozione, il larigiano Rinaldo Spinelli, ne segue le orme anche se la sua carriera sarà meno splendente di quella di Pratesi. Altri ciclisti popolari in città sono Sterna, lo pseudonimo usato da Gaetano Barsotti, un sanguigno facchino anche lui passato professionista in quegli anni, Ilio Cecchini, Giovanni Saltarelli e Renato Corsi. Quest'ultimo nel 1913 vince una serie impressionante di corse in Toscana e Liguria, si laurea anche campione toscano dilettanti e poi sparisce letteralmente nel nulla. Un mistero che non siamo in grado di chiarire.
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Con questo articolo si conclude la ricostruzione del ciclismo livornese dagli albori alla prima guerra mondiale.
Quando abbiamo deciso di realizzare questa piccola opera su un argomento che nessuno aveva trattato, non pensavamo di scoprire un "mondo" così complesso e ricco di storie.
Abbiamo cominciato dalle prime corse alla Rotonda di Ardenza, dai regolamenti comunali che impedivano ai ciclisti di pedalare nelle vie cittadine, poi abbiamo scoperto i velodromi di piazza Mazzini e della Spianata dei Cavalleggeri dove pedalavano i maggiori ciclisti del tempo; abbiamo recuperato la figura di Rodolfo Muller, lo svizzero - livornese emigrato a Parigi, il primo a scalare in bicicletta l'impossibile salita di Montenero; abbiamo ricostruito i raduni che portarono a Livorno centinaia di ciclisti provenienti un pò da tutta Italia ... e assieme abbiamo fatto rivivere le figure di decine di appassionati della bicicletta che, nel loro piccolo, hanno contribuito a fare grande questo sport.
Ci auguriamo che altri possano fare ancor meglio di noi però, e lo diciamo senza falsa modestia, siamo contenti di aver fatto luce su un argomento tanto interessante quanto sconosciuto.
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