Tour 1924 IL TRIONFO DI BOTTECCHIA e quelle due tappe in "incognito"
Tour 1924 IL TRIONFO DI BOTTECCHIA e quelle due tappe in "incognito"
Il 2024 passerà alla storia del ciclismo come l'anno della partenza del Tour da Firenze.Anche nel 1924 fu un Tour storico: per la prima volta veniva vinto da un italiano e per la prima volta la maglia gialla, istituita nel 1919, veniva vestita da un corridore dalla prima all'ultima tappa.
Con quella vittoria Ottavio Bottecchia, umile muratore veneto, è entrato nella leggenda del ciclismo. Memorabile la sua impresa nella sesta tappa, la Bayonne - Luchon, dove compie una fuga solitaria di oltre 200 chilometri scalando quattro colli pirenaici e distaccando il secondo arrivato di quasi 19 minuti.
Quel Tour è passato alla storia anche per l'intervista di Albert Londres a Henri Pelissier, quella in cui il giornalista francese coniò la famosa definizione dei corridori come "forzati della strada".
Ma in quel Tour accadde anche un altro fatto, sintomatico dei terribili momenti che l'Italia stava vivendo. Per due Tappe Bottecchia chiese e ottenne di non indossare la maglia gialla dopo le minacce ricevute da antifascisti italiani. Erano le due tappe che sfioravano il confine italiano. Minacce paradossali se si pensa che Bottecchia non aveva nascosto le proprie simpatie per i partiti di sinistra. In passato nel suo paese si era fatto vedere ai comizi dei socialisti e durante il Tour del '23 aveva incontrato il sindacalista anarchico carrarrino Alberto Meschi, esule in Francia. Certo "la mamma degli imbecilli è sempre incinta" però è anche vero che i fascisti, Mussolini per primo, avevano cercato di cavalcare la sua enorme popolarità, seconda solo a quella di Girardengo.
Abbiamo ricostruito le vicende di quel Tour de France, ciclistiche e non.
Del ciclismo del 1924 ci siamo occupati anche qui e qui
Il 2024 passerà alla storia del ciclismo come l'anno della partenza del Tour da Firenze.Anche nel 1924 fu un Tour storico: per la prima volta veniva vinto da un italiano e per la prima volta la maglia gialla, istituita nel 1919, veniva vestita da un corridore dalla prima all'ultima tappa.
Con quella vittoria Ottavio Bottecchia, umile muratore veneto, è entrato nella leggenda del ciclismo. Memorabile la sua impresa nella sesta tappa, la Bayonne - Luchon, dove compie una fuga solitaria di oltre 200 chilometri scalando quattro colli pirenaici e distaccando il secondo arrivato di quasi 19 minuti.
Quel Tour è passato alla storia anche per l'intervista di Albert Londres a Henri Pelissier, quella in cui il giornalista francese coniò la famosa definizione dei corridori come "forzati della strada".
Ma in quel Tour accadde anche un altro fatto, sintomatico dei terribili momenti che l'Italia stava vivendo. Per due Tappe Bottecchia chiese e ottenne di non indossare la maglia gialla dopo le minacce ricevute da antifascisti italiani. Erano le due tappe che sfioravano il confine italiano. Minacce paradossali se si pensa che Bottecchia non aveva nascosto le proprie simpatie per i partiti di sinistra. In passato nel suo paese si era fatto vedere ai comizi dei socialisti e durante il Tour del '23 aveva incontrato il sindacalista anarchico carrarrino Alberto Meschi, esule in Francia. Certo "la mamma degli imbecilli è sempre incinta" però è anche vero che i fascisti, Mussolini per primo, avevano cercato di cavalcare la sua enorme popolarità, seconda solo a quella di Girardengo.
Abbiamo ricostruito le vicende di quel Tour de France, ciclistiche e non.
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